Riapriamo le discoteche il 1 Luglio!

Uno slogan? Una provocazione? Una chiamata alle armi? Un grido d’aiuto?

Non è dato saperlo. Di sicuro, però, quelle di Maurizio Pasca, presidente nazionale del Silb, sono fuori dal coro e probebilmente raccoglieranno le residue speranze di operatori del settore e degli amanti della “nightlife” di poter tornare in discoteca quanto prima.

Al momento gli esperti in materia, remano nella direzione opposta, ipotizzando date molto più lontane, da Dicembre 2020 a Marzo 2021. Queste date, però, non hanno un senso molto chiaro. Se i casi finissero a Maggio, perchè due mesi dopo non si potrebbe andare a ballare? quale sarebbe la differenza tra Settembre, Dicembre, Marzo, mai più?

Forse sarebbe più interessante ragionare sul come, e non sul quando.

Magari con il quasi raggiungimento degli “zero casi” giornalieri, avremo tutti le idee più chiare.

Di seguito l’articolo di LivingCesenatico.it nella sua interezza

Il mondo della notte si spegne e il Governo fa spallucce”. E’ impietosa l’analisi di Maurizio Pasca, presidente nazionale del SILB, il sindacato che riunisce i locali da ballo italiani, ospite ieri pomeriggio del salottino-social di Luigi Di Placido “Chiacchiere e musica… dalla poltrona di casa”.

Sulla testa di un comparto che vale oltre 4 miliardi di euro, con 2500 aziende e 90mila lavoratori, sta suonando – ormai da due mesi – la “campana a morto” del lockdown: “Siamo stati i primi già a fine febbraio, con grande senso di responsabilità, a chiudere le nostre discoteche – spiega Pasca – ma, di questo passo, temo saremo gli ultimi a riaprire. Il problema, per noi, adesso diventano i tempi. Possiamo resistere ancora un altro mese, ma prorogare ulteriormente le date della ripartenza per noi vorrebbe dire la fine”.

Ed in effetti, nella ridda delle proiezioni ufficiose sulle riaperture, per il mondo della notte, non ci sono mai belle notizie. C’è chi ha azzardato dicembre 2020, chi addirittura marzo 2021: “Sono date improponibili – replica lapidario il numero uno del Silb – perché vorrebbe dire, per almeno il 70% delle nostre imprese, spegnere le luci per sempre. Sarò ottimista, ma noi stiamo lavorando per tornare a riaprire i nostri locali il 1 luglio. Lo faremo, come sempre, nel pieno rispetto delle regole, tutelando in primis la salute dei nostri clienti. Ma anche se il governo non ci aiuta, faremo di tutto per tutelare le nostre aziende ed evitare il default dell’intero settore”.

Residente da qualche anno a Riccione, ma originario del Salento (dove gestisce un paio di locali a Gallipoli), Pasca è molto critico nei confronti dell’operato del Governo: “Parlare di ‘operato’ è azzardato – dice – perché, a conti fatti, nessuno ha ancora mosso un dito. Si sono letteralmente dimenticati di noi, non tenendo conto del valore economico e sociale del nostro settore. Solo i partiti d’opposizione, in queste settimane, ci hanno degnato di un po’ di attenzione. Ho partecipato nei giorni scorsi ad un talk-show sul turismo con Taiani, Gasparri e la Gelmini e mercoledì prossimo sarò ospite di un altro appuntamento organizzato da Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni e poi ancora ad un altro talk con la Lega. Dalle forze di maggioranza, invece, l’indifferenza più assoluta”.

Pasca chiede aiuto non solo per le imprese, ma anche per i 90mila lavoratori del mondo dei locali, “figure professionali atipiche – ricorda – come deejay, promoter e pierre che, proprio per la loro particolarità, non hanno potuto accedere ad alcun tipo di ammortizzatore sociale”.

Dialogando con Di Placido, anche lui autorevole imprenditore della notte, Pasca parla di un “problema di approccio culturale che parte da lontano”, perché – sostiene – il “governo ci vede, da sempre, in maniera completamente sballata. E invece noi siamo imprenditori seri, che gestiamo con senso di responsabilità luoghi di aggregazione giovanile. Siamo, per altro, parte integrante del prodotto turistico perché tanti giovani scelgono le località di villeggiatura anche in base all’offerta dell’entertainment”.

Per difendere i diritti del comparto, il Silb ha istituito una task-force di professionisti, giornalisti ed imprenditori che si riunirà, per la prima volta, mercoledì prossimo per stilare un’agenda di iniziative: “Il problema – spiega ancora Pasca – è che, anche prima di questa pandemia, il mondo della notte attraversava un periodo di preoccupante stagnazione per colpa di politiche del tutto ostili, come la tassazione troppo elevata (noi ancora paghiamo l’Iva al 22%, il doppio di ciò che pagano invece teatri e cinema), le norme rigorose sulla capienza, il pugno duro della magistratura che, ad esempio, nel Salento, solo per difformità edilizie note già da vent’anni, ha spazzato via con un colpo di spugna locali che garantivano al territorio un indotto preziosissimo”.

Ma quali sono le richieste dal Silb? Pasca le ha sintetizzate tutte in una lettera inviata al Governo oltre un mese fa: pace fiscale per tutti i debiti del 2020, sospensione dei termini di pagamento delle utenze, sospensione dei pagamenti di mutui e finanziamenti, ripristino dei voucher per il lavoro “a chiamata”, riduzione dell’Iva al 10%, abolizione dell’imposta spettacolo e intrattenimento ed estensione del credito d’imposta per tutti gli immobili che ospitano locali”. Un elenco recapitato a chi di dovere che, tuttavia, difficilmente verrà accolto in toto: “Il problema – conclude il numero uno del Silb – è proprio la scarsa cultura del divertimento di chi ci governa. Ad Ibiza, Ushuaia e Pacha fatturano, da sole, 850 milioni di euro, più della metà dell’intero comparto delle discoteche italiane. E in Spagna, già da qualche tempo, lo Stato ha investito dieci milioni di euro per la creazione di una scuola per deejay. Lì l’ente pubblico è sempre al fianco degli imprenditori che investono. Da noi, invece, lo Stato si ricorda delle discoteche solo quando è ora di riscuotere le imposte.